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Burri, percorso tra i cicli pittorici agli Ex Seccatoi

Matteo Piselli

Consulente di comunicazione
e marketing digitale

Il 12 Marzo 2022 in occasione del 107° anniversario della nascita di Alberto Burri, è stata riaperta a Città di Castello la collezione Burri Ex Seccatoi del Tabacco dopo due anni dedicati a risistemazione, riqualificazione e restauro. Da allora, gli spazi offrono un rinnovato percorso guidato attraverso i cicli di opere dell’artista.

I cicli di Alberto Burri sono assimilabili ai grandi cicli pittorici del Medioevo e del Rinascimento (come, per esempio, le Storie di San Francesco realizzate da Giotto nella Basilica Superiore di Assisi), che raccontavano una storia articolandola in più opere. Essendo Burri un artista astratto, i suoi cicli sono meno didascalici ed è più difficile identificarli come tali.

Lo scopo di questo articolo è di evidenziare i passaggi più significativi della visita, per stimolare i lettori ad andare a vederli di persona.

Il Viaggio (1979)

Nel 1979 Burri era già molto famoso in Europa. Quando venne invitato a esporre in un’unica grande sala presso la Staatsgalerie Moderne Kunst di Monaco, comprese che le sue opere dovevano essere interconnesse tra loro ed essere viste tutte insieme; ciò coincide con l’inizio dei suoi cicli pittorici.

Vista panoramica del ciclo Il Viaggio (1979) presso gli Ex Seccatoi del Tabacco

Orsanmichele (1980)

Il piccolo ciclo di 9 opere è stato realizzato per la mostra del 1980 alla Fabbrica di Orsanmichele di Firenze. Le tavole che compongono il ciclo sono più piccole del solito, perché pensate per coprire le finestre da cui il pubblico ammirava la bellezza della città. Fa parte di questo ciclo il Grande Nero, la scultura mobile in ferro collocata nella Rocca Paolina a Perugia.

Vista panoramica del ciclo Orsanmichele (1980) presso gli Ex Seccatoi del Tabacco

Sestante (1982)

Il ciclo si compone di 17 quadri più una scultura, situata nel parco all’esterno degli Ex Seccatoi (Grande Ferro Sestante). Il nome deriva dallo strumento usato dai navigatori per orientarsi; è stato scelto in riferimento alla mostra agli Ex Cantieri Navali alla Giudecca di Venezia, per la quale il ciclo fu progettato e dove fu esposto nel 1983. La nuova illuminazione del museo esalta in maniera particolare queste coloratissime opere.

Vista panoramica del ciclo Sestante (1982) presso gli Ex Seccatoi del Tabacco

Rosso e Nero (1984)

Il rosso e il nero sono certamente i colori più amati da Burri insieme al bianco, in questo ciclo esposto a Nizza alla Galerie des Ponchettes nel 1985. Da qui si evince anche la grande passione dell’artista per il calcio; basti pensare alla sua locandina per i Mondiali di Calcio di Italia ’90. Le opere sono di dimensioni contenute per adattarsi alle piccole stanze della galleria francese. Nel 1992 lo stato francese creò una serie di francobolli dedicata agli artisti viventi più influenti; tra questi compare anche Burri, con un’opera di questo ciclo.

Vista panoramica del ciclo Rosso e Nero (1984) presso gli Ex Seccatoi del Tabacco

Cellotex (1975 - 1984)

Questo ciclo è diverso da tutti gli altri sotto molti aspetti. È l’unico a non raccontare una storia, si basa sull’uso del materiale cellotex (un misto di segatura e colla pressate insieme) e non tiene conto delle date, della dimensione e dell’omogeneità delle opere, come invece avviene negli altri cicli.

Vista panoramica del ciclo Cellotex (1975 - 1984) presso gli Ex Seccatoi del Tabacco

Annottarsi (1985 - 1987)

Burri è sempre stato in polemica con il mondo dell’arte. Ai critici che insistevano nel dire che bisognava aggiornarsi continuamente, alle mostre e alle fiere, lui rispondeva:

“voi v’aggiornate, io m’annotto”

La critica fu molto dura con questo ciclo; definì Burri un artista finito, non più in grado di produrre opere nuove e che si rifugiava dietro quadri dipinti di solo nero. Burri rispose con l’arte: stese più tipi di malte a base di pietra pomice e marmo direttamente sul cellotex, per creare variazioni di porosità; l’aggiunta del colore nero sulle varie basi diede vita a opere monocromatiche dalle tonalità diverse.

Vista panoramica del ciclo Annottarsi (1985 - 1987) presso gli Ex Seccatoi del Tabacco

Non ama il nero (1988)

All’interno delle opere di questo ciclo sono inserite una o due lettere della frase: “non ama il nero”, riferita al critico che aveva scritto che Annottarsi era da considerare una forte battuta d’arresto nell’arte pittorica di Burri. Il ciclo verrà presentato a Roma, dove risiedeva l’amico critico che l’aveva tanto criticato.

Vista panoramica del ciclo Non ama il nero (1988) presso gli Ex Seccatoi del Tabacco

I Grandi Neri (1989 - 1990)

Alberto Burri aveva immaginato la stanza dei Grandi Neri come l’ultima del percorso, insediando nella successiva il proprio laboratorio (rimasto in funzione fino al 1994). Questi Neri hanno un impianto più rigido, geometrico e speculare e appaiono molto più grandi dei precedenti. Mentre tutte le altre opere sono state ricollocate all’interno della struttura, questa è una stanza totalmente site-specific, progettata per il luogo in cui si trova e per esaltare al massimo il valore artistico delle opere esposte. Tutte le sale che ospitano opere nere hanno pareti dello stesso colore e sono state pensate dall’artista.

Vista panoramica del ciclo I Grandi Neri (1989 - 1990) presso gli Ex Seccatoi del Tabacco

Metamorfotex, 1991 (parete A) - Il Nero e L'Oro, 1992 - 1993 (parete B)

Metamorfotex è un omaggio a Kafka ed è pensato per un’esposizione a Praga mai avvenuta. Composto da 9 tavole identiche, in ognuna si completa una campitura in nero, in un crescendo che va dal tutto cellotex al tutto nero.

Il Nero e L’Oro ha una storia rocambolesca. È un ciclo pensato per i portici del Museo dell’Arte della Città di Ravenna (MAR); nella composizione iniziale, ogni tessera d’oro era separata dall’altra, come in un mosaico; il nome originario del ciclo era – non a caso – Bisanzio. Quando nel 1993 il ciclo non viene più inviato a Ravenna, Burri uniforma l’oro delle superfici e lo rinomina con il nome attuale. È l’unico ciclo in cui sono presenti due neri diversi.

In fondo alla stanza è presente la sua prima scultura: Scultura, 1978 – Cretto in ferro

Vista panoramica dei cicli Metamorfotex, 1991 (parete A) - Il Nero e L'Oro, 1992 - 1993 (parete B) presso gli Ex Seccatoi del Tabacco

Extra

Molto interessanti le sale sotterranee, dedicate alla grafica e alle stampe. Ci ha particolarmente colpito il plastico del Grande Cretto di Gibellina, che evidenzia come l’artista abbia ricreato l’asse viario della città (Gibellina, cancellata nel 1968 dal terremoto del Belice). La gigantesca opera di Land Art di Burri conserva il ricordo dell’assetto urbano prima del disastro.

Vista dall'alto del plastico del Grande Cretto di Gibellina